Al Vinitaly anche questanno i giovani produttori hanno potuto incontrare i giovani della comunicazione grazie a “Young to young”
Al Vinitaly anche quest’anno hanno preso la parola i giovani per potersi raccontare.
Il nostro viaggio tra le vigne oggi è partito dal profondo sud.
Ci troviamo in Calabria dove la temperatura è 7° (Laura si è informata prima di salire in sala!) e dove le Tenute Pacelli mettono sul mercato 40k bottiglie l’anno.
Il loro è decisamente un “pink power” dato che le due sorelle hanno in mano la tenuta di famiglia, ereditata dallo Zio Nunù.
Tra le varie tipologie coltivate, oltre alla loro sfida personale con un vitigno di riesling, decisamente poco calabrese, troviamo i vitigni di Magliocco e Merlot che compongono il Malvarosa degustato oggi.
Un vino biologico rosato dai sentori di frutti rossi, dal carattere deciso, ma ben equilibrato e avvolgente.
Come dice Laura Pacelli, “un vino che piace o non piace”, ma vi sfido ad assaggiarlo perchè se è un vino che ha conquistato anche me, che non amo il vino rosso…
Finito il nostro giro nel profondo sud, ripartiamo per il nord e più precisamente atterriamo a Diano d’Alba, in Piemonte.
Abbandonate le terre ferrose, ci troviamo su un terreno bianco, argilloso, tipico di Diano d’Alba dove l’Azienda Agricola Abrigo Giovanni coltiva il Dolcetto.
Una scelta vista come azzardata da chi è solito coltivare il Nebbiolo su quella tipologia di terreno, ma è proprio lo stesso che dà una marcia in più al vitigno di circa 13 ettari.
L’azienda ha alle spalle una storia famigliare, infatti non esistono agronomi o enologi esterni, ma anzi, è la passione che spinge i ragazzi a continuare a coltivare i vitigni comprati nel ’68 dal nonno, infatti si dice che Giulio Abrigo sia nato sotto una pianta di Dolcetto.
Quello che abbiamo degustato oggi è un Dolcetto di Diano d’Alba Superiore “Garabei” 2016, dai sentori di frutta rossa matura, con un profumo elegante, un ingresso in bocca molto morbido che termina con un colpo di coda tannico.
È un Dolcetto su cui si può andare avanti, un vino di prospettiva.
E per terminare il viaggio si torna a casa, a 10km dalla città, a Capriano del Colle dove troviamo la Cantina Lazzari.
A differenza di Giulio, nato sotto il Dolcetto, Davide è stato il primo a nascere fuori dalle mura della cascina di famiglia (sì, in ospedale).
Una famiglia di agricoltori, da sempre, ben radicata nel territorio che inizialmente produceva vino per sè e poi ha trasformato la passione in un vero e proprio lavoro.
Dei paladini della giustizia vinicola che mirano a ridare una dignità al territorio e ai vini che producono sfatando il mito del “se vuoi un vino beverino, a basso costo, prendine uno di Capriano”.
Davide Lazzari ci ha portato dalla pianura padana il suo “DOC sfigato” (come lo chiama lui), il Riserva degli angeli eletto Top dei top Rosso 2018 nella “Selezione Top hundred” de Il Golosario Gatti-Massobrio.
Un vino composto da 60% Marzemino, 20% Merlot, 10% Sangiovese e 10% Cabernet Sauvignon, con sentori di piccoli frutti, in particolare il mirtillo, una nota selvatica equilibrata ed una speziatura intensa che danno, in bocca, una secchezza piacevole per un vino ricco.
Ricordatevi di appassionarvi al vino, al conoscere i territori, le persone che creano e producono, ma non focalizzatevi sulle etichette conosciute perchè anche il “DOC sfigato” è stato riconosciuto come top dei top (e portato a Vinitaly) e, a volte, le etichette famose fanno buchi nell’acqua (che fa ruggine).