Assalita dalla solita ansia da prestazione di chi deve iniziare qualcosa di nuovo (vedi questo articolo), mi sono chiesta quale evento della mia vita recente mi abbia causato uno sconvolgimento emotivo che valesse la pena di essere raccontato come sorta di presentazione.
Casualmente stavo scrivendo queste righe mentre aspettavo che il mio compagno tornasse dal suo volo in parapendio e così ho avuto una folgorazione…diamine il parapendio!
Avete presente, per chi è di Brescia e si trova a transitare in viale Bornata, quei pazzi che stanno appesi ad una vela lanciandosi dalla Maddalena? Ecco! Io tutte le volte che li vedevo mi chiedevo chi fossero quegli spericolati, salvo poi conoscerne uno e addirittura farmi convincere a fare un volo attaccata a un pezzo di stoffa e a qualche fune. Non starò a tediarvi con le dinamiche del volo, la struttura della vela, le tecniche di atterraggio e di decollo, ma vi racconterò il punto di vista di una che ha paura persino a prendere l’aereo e andare sulle montagne russe di Gardaland e che un bel giorno di agosto del 2016 ha deciso di andare in Val Sassina, sopra il Lago di Como, e di fare il suo primo lancio biposto. Ovviamente il primo passo è stato quello di andare in cima ad un pendio, sennò che lancio sarebbe! Da qui avviene la preparazione che prevede un’accurata imbracatura al pilota attaccato alla vela, che poi effettua tutti i controlli di sicurezza del caso (e ci mancherebbe altro) e poi ti spiega giusto un paio di cosucce. Ovviamente il mio ragazzo mi aveva già dato le istruzioni in precedenza per affrontare al meglio la partenza e che si possono riassumere alla meglio con le parole : “Corri Forrest, corri…”.
In quel momento credo che il mio cuore fosse letteralmente fermo, se mi avessero bucata non sarebbe uscita nemmeno una goccia di sangue. Nell’istante in cui l’istruttore ha alzato la vela sopra la nostra testa e mi ha urlato le parole magiche, mi sono sentita la Usain Bolt bresciana e mi sono lanciata giù per il pendio e per dirla nuovamente alla Forrest Gump “ho iniziato a correre come il vento che soffia”. In un attimo è avvenuta la magia (o semplicemente le leggi della fisica hanno seguito il loro corso) e i miei piedi si sono staccati da terra. Continuavo a guardare gli scarponcini da montagna che indossavo ballonzolare nell’aria, come una bambina che sta su un’altalena per la prima volta e non riesce a toccare il pavimento perchè ha le gambe troppo corte e paffute…e il mio pavimento era davvero lontano! L’aria mi trasportava su, verso le nuvole, mi sembrava di poter sfiorare con i piedi il Lago di Como tanto era vicino e la sensazione di libertà che stavo provando in quegli istanti era veramente totalizzante. Parola di una che ha paura praticamente di tutto. Unico inconveniente: la sensazione di mal di mare che può capitare durante il volo. Così come quando guidi l’auto, difficilmente avrai il mal d’auto, ma potresti averlo facendo il passeggero, con il parapendio vale lo stesso principio.
E io non ho fatto eccezione.
Mi ero preparata in anticipo prendendo della Xamamina, ma comunque ho leggermente sofferto il mal di mare (si perchè lì sospesa tra cielo e terra sballonzoli esattamente come in mezzo al mare), e io soffro il mal di mare anche quando questo è una tavola, quindi non faccio particolarmente testo. Ciò che ho provato però mi ha ripagato di tutti questi piccoli inconvenienti…una sensazione di pace e di leggerezza che mai avevo sperimentato prima.
Nessuna paura, nessun timore.
(questi sono i fatti reali)
L’atterraggio, nel mio caso, non è stato dei migliori perchè ormai la nausea si era impossessata di me e non appena ho visto la terra avvicinarsi mi sono sentita come Cristoforo Colombo alla vista di San Salvador e alla fine invece di atterrare in piedi come ogni parapendista che si rispetti, mi sono lanciata e sono atterrata di faccia, con il povero istruttore sopra di me in una posizione decisamente equivoca. La nausea è durata ancora un po’, ma poi ha lasciato spazio ancora una volta a quella sensazione di pace e soprattutto alla voglia di rifarlo, tanto che ancora adesso ogni volta che vedo il mio ragazzo decollare mi attaccherei sotto il suo sellino e volerei insieme a lui. C’è chi percepisce tutto questo come una sfida contro se stesso e contro la natura, c’è chi invece ci vede l’inizio di un’avventura che non sai dove ti porterà tanto che ci sono piloti che volano anche 5 ore al giorno facendo 100-150km. Sicuramente non è uno sport facile, ci vogliono autocontrollo, equilibrio, riflessi pronti, ma l’esperimento di un biposto è sicuramente alla portata di tutti e ci sono dei luoghi meravigliosi in cui poterlo fare.
Io ogni volta che rivedo il video del mio decollo, stento quasi a credere di averlo fatto, eppure è tutto vero!
A volte sembra impossibile ma superare i propri limiti è davvero facile e non richiede chissà quale sforzo, basta solo avere la forza di provarci. Così per dovere di cronaca, c’è anche chi ha fatto questa esperienza con degli stiletto killer ai piedi, vero Veronica Benini aka La Spora?!
E addirittura c’è gente che fa l’imbracatura per portarsi il proprio cagnolino in volo che non è minimamente spaventato. Siete ancora sicuri che sia così terribile?
Comunque giusto due informazioni tecniche se vi dovesse venire voglia di provare: in Italia la zona delle Dolomiti per esempio offre scenari mozzafiato, Canazei, Pinzolo, la Val Pusteria. Ci si può comunque lanciare anche da Brescia dalla Maddalena appunto, da San Michele , sopra Gardone Riviera o da sopra il Monte Baldo, per restare in zona oppure dove sono stata io in Val Sassina.
All’estero si può spaziare dalla Turchia, alla Nuova Zelanda, al Brasile, al Sud Africa, all’India…
Ascoltate una fifona nata: provateci. Sarà una delle emozioni che difficilmente dimenticherete e che vi cambierà in positivo.